Umberto Manzo
Invisibili Trame
a cura di Alberto Fiz
La galleria E3 Arte Contemporanea è lieta di annunciare la personale di Umberto Manzo.
La mostra “Invisibili Trame“ propone circa 20 opere che l’artista ha realizzato per lo spazio della galleria.
Per Manzo la pittura ha una consistenza fisica, un peso specifico e occupa uno spazio prestabilito: risme di lacerti vengono sigillati all’interno di cassette quadrate in ferro e vetro, facilmente identificabili come veri e propri caveuax.
Un lavoro immenso dove si scorgono le tracce di un cammino che prosegue ininterrotto da quarant’anni, apparentemente senza meta. Ciò che conta è mettersi quotidianamente in marcia lasciando le proprie impronte su rotoli infiniti di carta da spolvero che, una volta sezionati, trovano rifugio in cassetti lunghi e profondi. Lì possono rimanere anni, o in eterno, ma talvolta escono dall’ombra per finire inghiottiti dalle sue opere-oggetto.
L’arte è per Manzo, un atto performativo che supera la contingenza effimera del presente. Spesso, analizzando il suo lavoro, si è parlato di archivi della memoria, una formula forse limitativa che indulge sull’aspetto nostalgico, componente che a ben vedere appare piuttosto sfumata rispetto a un’indagine che punta sul continuum spazio-temporale attraverso un progressivo congelamento dei dati di partenza. Anche archivio è una semplificazione in base a una ricerca che si srotola di giorno in giorno senza la possibilità di riannodarsi con progressive dispersioni e improvvise fuoriuscite.
Va sottolineata piuttosto la componente energetica della sua indagine sotterranea che non si lascia condizionare dall’apparenza.
La mostra sarà visitabile dal giovedì al sabato dalle ore 16 alle ore 19 fino al 14 febbraio 2026
dal testo del catalogo Alberto Fiz
Umberto Manzo (Napoli, 1960) è un artista che ha costruito il proprio percorso intrecciando memoria, stratificazione e dialogo tra antico e contemporaneo. Diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, vive e lavora tra Napoli e Rotondi, sviluppando una ricerca che prende forma attraverso materiali eterogenei come carta, vetro, ferro, tela e legno, spesso accostati in stratificazioni che diventano veri e propri archivi visivi. Le sue opere non sono semplici superfici pittoriche: sono luoghi di sedimentazione, in cui segni, frammenti e tracce danno corpo alla memoria personale e collettiva, rivelando il tempo come materia viva.
Nella mostra progettata per la galleria E3 Arte contemporanea,la carta è protagonista assoluta della sua poetica, viene piegata, tagliata, incollata, sovrapposta: non solo supporto, ma sostanza che assorbe segni e racconti. Insieme ad essa, altri materiali – legno, vetro, ferro – entrano a far parte dell’opera, che spesso si espande oltre la cornice, diventando polittico, teca, installazione. Nei lavori più recenti, Manzo accentua la leggerezza e la sospensione, privilegiando colori attenuati, atmosfere rarefatte, vuoti e tagli che aprono lo spazio verso il “dentro” invisibile dell’opera.
in questa mostra si esalta il suo lavoro, sospeso tra luce e materia, visibile e invisibile, antico e contemporaneo, restituisce all’arte la funzione di custode della memoria e al tempo stesso di generatrice di nuove visioni, capaci di trasformare il passato in un territorio vivo e aperto al presente.
Il volto e la figura appena accennati,sono presenze ricorrenti, spesso evocate attraverso frammenti di corpi classici, profili e busti che emergono da carte lavorate, da emulsioni fotografiche o da velature pittoriche. La classicità non è mai citazione sterile, ma strumento per aprire un dialogo con il presente: le teste antiche, come quella di Afrodite reinterpretata in un noto polittico del 2016, diventano simboli di un’identità sospesa tra passato e futuro. In questo senso, la sua opera cerca un ponte tra l’eterno e il fragile, tra la durata della memoria e la precarietà dei materiali.
La sua ricerca, attiva dagli anni Ottanta, ha attraversato stagioni diverse: dalle prime sperimentazioni pittoriche e fotografiche di impronta espressionista, alla definizione negli anni Novanta del linguaggio stratificato fatto di carte e archivi, fino alle più recenti installazioni di grande formato, dove il rapporto tra pieno e vuoto diventa centrale. Mostre in Italia e all’estero, insieme a interventi in spazi pubblici come la metropolitana di Napoli, hanno consolidato un percorso che si muove costantemente tra pittura, scultura e installazione.
Il lavoro di Umberto Manzo, sospeso tra luce e materia, visibile e invisibile, antico e contemporaneo, restituisce all’arte la funzione di custode della memoria e al tempo stesso di generatrice di nuove visioni, capaci di trasformare il passato in un territorio vivo e aperto al presente.